ARCHEOPATAFISICA |
Catalogo
a cura di Simonetta M. Bondoni Busi, 1991 |
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Nell'intricato labirinto delle teorie sull'arte
che hanno tormentato il XX secolo, ciò che sembra ancora non riuscire
a sbloccarsi è il pregiudizio relativo alle arti cosiddette decorative,
considerate tuttora "minori". Come se la "decorazione"-chiamata
è vero, col nome più alto di estetica- non fosse poi il fine di
qualsiasi opera d'arte; è come se qualunque tipo di opera d'arte
non fosse costretto a fare i conti con l'abilità manuale, con l'impasto
dei colori, con la fusione, con la specificità degli attrezzi e
via discorrendo. La maggior parte delle persone sarà tuttavia disposta
ad ammettere che un dipinto (un quadro ad olio per esempio), non
è ipso facto un'opera d'arte, anche se più difficile sarà il passo
successivo: e cioè il riconoscere che un oggetto (un gioiello per
esempio) possa al contrario esserlo.Ovvero la qualifica di artistico
verrà, nel secondo caso, tendenzialmente sfumata, circostanziata,
delimitata da categorie in qualche modo riduttive, che sembrano
avere parentela con la riserva morale Dovrebbe invece in fondo bastare
la semplice riflessione che se un gioiello dipinto all'interno di
un quadro (e ne possediamo infiniti esempi) può qualificarsi come
opera d'arte, non si vede perché non possa il gioiello medesimo,
nella sua tridimensionalità, aspirare al titolo puro e semplice
di arte. Mi vengono alla mente, in proposito, i formidabili tappeti
di Lorenzo Lotto, centro focale di molti suoi quadri, raffigurati
con sublime maestria ma anche con assoluta precisione. Dubito che
solo pochi, trovandosi oggi sotto gli occhi quei medesimi tappeti,
avrebbero l'accortezza di guardarli con gli occhi con cui li guardava
appunto il Lotto, e cioè come vere e proprie opere d'arte. La distinzione
tra arti maggiori e minori è evidentemente tarda e di stampo positivistico
(è chiaro a tutti che Cellini considerava se stesso ed era considerato
dagli altri come un grande artista) e tuttavia - come si diceva-
è dura a morire; anche se da molte parti, e nemmeno da oggi, ci
si sforza di dichiararla obsoleta, inadeguata, e si reclama la necessità
di chiuderla infine in uno dei cassetti della storia. I gioielli
appartengono alla stirpe di quelli che reclamano giustizia (se non
vendetta) e più di altre categorie, in verità faticano ad ottenerla.
Pesa forse su di essi il pregiudizio che grava in generale su tutto
ciò che viene indossato invece di venire appeso al muro o installato
su di un piedestallo.Vengono cioè relegati nel campo della"moda",
come se il fenomeno "moda" non infestasse ed inquinasse tutti gli
ambiti estetici senza distinzione; e lo sanno bene tutti gli "addetti
ai lavori " (critici e artisti), sia gli onesti che i ciarlatani.
Il gioiello è inoltre penalizzato, paradossalmente, proprio dal
fatto di essere realizzato con materiali altamente pregiati - oro,
argento e pietre preziose - elemento che porta alla facile confusione
tra bene-rifugio e bene artistico. L'impressionante produzione contemporanea,
in gran parte meccanica, di "gioielli in serie" non viene certo
in auto a chi invece veda la straordinaria potenzialità della oreficeria
e decida di esprimersi proprio con questo mezzo artistico.Non è
infatti un caso che alcuni artisti, specialmente d'oltralpe, abbiano
recentemente proposto gioielli creati con materiali alternativi
e poveri (carta, legno, tessuti) spesso mescolati con quelli tradizionali
e pregiati. Benché nulla si opponga in linea di principio a questa
sperimentazione (che tocca del resto l'intero mondo dell'arte e
i cui risultati vanno valutati -come sempre -caso per caso) essa
testimonia forse anche del malessere di un'arte che deve fare letteralmente
i conti con il valore di oro e brillanti, cioè con quanto di più
monetabile sia dato pensare. Chi, dunque, come Imelde Corelli Grappadelli
, decida di esprimersi creando gioielli con l'uso delle tecniche
e materiali specifici dell'arte orafa, sa di non doversi trovare
di fronte a un compito facile. E tuttavia basta esaminare da vicino
e studiare uno solo di questi monili come si fa con qualsiasi opera
d'arte, per rendersi conto sia della qualità del lavoro sia dello
straordinario sforzo di progettazione che sottende ciascuno di essi.
A chiunque guardi con attenzione i gioielli di Imelde risulta perfettamente
chiaro che ogni linea, ogni proporzione, ogni spessore ed ogni voluta
rispondono ad una esigenza interna all'opera stessa, lo stesso vale
per la scelta delle pietre in cui forma e colore dichiarano una
ben precisa disposizione d'animo oltre che una insostituibile necessità
formale. Pur utilizzando con perfetta maestria tutte le tecniche
dell'arte orafa e pur conoscendone ogni segreto (o forse proprio
per questo) l'artista è in grado di creare lavori le cui vibrazioni
vanno ben al di là del puro virtuosismo. Anzi talora all'opera viene
lasciata qualche apparente imperfezione quasi a firma e garanzia
di autenticità,perché all'imitatore e al falsario (croce di ogni
artista) mai riuscirà di copiarle. Al contrario si sforzerà di eliminarle,
incapace di comprendere l'intima necessità di questi "nei di Venere
". Perché di necessità -lo ripetiamo- si tratta; la perla "mancante"
nel collier "serve" a rivelare il filo d'oro che c'è sotto,l'imperfetta
specularità di due orecchini coglie la leggera asimmetria di un
volto; la diversa misura di due perle racconta la storia di due
pianeti….e così via, in un continuo intrecciarsi di scoperte in
cui ognuno può esercitare il proprio occhio e la propria intuitività.
E' quindi evidente che questi monili non sono intercambiabili, e
la scelta di ognuno di essi non potrà avvenire altro che su un piano
di emozione empatica e simpatetica. Solo passando attraverso la
vibrazione artistica ciascuno di noi potrà scegliersi (o essere
scelto da) questi orecchini che si parlano oppure che danzano da
un capo all'altro della testa, queste vorticose spille sovradimensionate,
questi bracciali che si avvinghiano con elastiche ampiezze. Non
è dunque un caso che per questi gioielli l'artista progetti anche
espositori speciali: Imelde Corelli Grappadelli (e anche il nome
- come lei stessa sottolinea - si attorciglia su se stesso) costruisce
allora personaggi di patafisica memoria. Arcaici e domestici, ieratici
e schizofrenici insieme, questi idoli di creta indossano con quieta
ma conturbante disinvoltura ori e pietre, perle e coralli. Queste
sculture che nascono da cordami di creta ritorta (il cui antropoformismo
è quello visionario del Père ubu) spingono ancora più in profondità
i meccanismi di identificazione e di riflessione già messi in moto
dai monili. Non v'è dubbio che siamo in presenza di un lavoro denso
di connotati archetipici, ricco cioè di elementi in grado di parlare
- ad un livello più o meno consapevole- alla nostra coscienza. E
- procedendo nella analisi - troveremo, senza troppa difficoltà,
che gli elementi archetipici hanno un'espressione così storicamente
assidua da essere archeologici. In ogni monile la modernità dinamica
del presente trova radici in un passato carico di storia e di significati.
Ogni contorsione del metallo prezioso è alimentata da secoli di
sedimentato splendore. Ciò che è più nuovo è più archeologico. Questo
è l'assioma di epigrafica certezza, del lavoro di Imelde. Assioma
tanto più vero quanto più sostanziato da una storia personale di
mesi passati nei musei a studiare i gioielli di scavo(Imelde si
laurea con una tesi di storia antica con una tesi su "Elementi della
tecnologia dell'oro nella antichità"), e tanto più vero quanto più
sembra dare risposta all'ansia di novità che prelude al millennio
a venire. Nel tifone inarrestabile della iperproduttività industriale
e del consumo sempre più veloce, si definisce un centro immobile
in cui regna la calma. Il centro del vortice è l'antico, che pesca
nelle viscere della terra: l'archeologia è il nuovo. Tutto ciò che
riesce a divenire archeologico è nuovo: l'oro, e i monili, e la
patafisica e noi stessi. Provvisti ciascuno di un titolo insieme
lapidario ed ironico (nella migliore tradizione dell'arte contemporanea),
firmati e punzonati, i gioielli di Imelde si avventurano nel mondo
con spavalda timidezza; e non sembri contraddittorio, perché se
una certa spavalderia si trova in chi è convinto e orgoglioso della
propria unicità , nondimeno la timidezza è tipica di chi si propone
agli altri come un omaggio e come una poesia: senz'altra arma della
propria bellezza. Questi monili si offrono al fruitore in un certo
senso come appena usciti da un fortunata e non profanato scavo:
nuovissimi, brillanti e già ricchi di tutto il pathos e di tutto
il fascino della storia. L'archeologia ci viene in aiuto ancora
una volta proponendoci di guardare questi lavori con gli stessi
occhi con cui si guardano i monili che si presentano a noi già carichi
di secoli e di millenni: fortificati dalla magia incantatoria dell'antichità
essi appaiono senza ombre nella loro essenza di opere d'arte. Nessuno
dubiterà - nell'osservare i gioielli dell'antico Egitto, i meravigliosi
monili della Magna Grecia o i reperti etruschi- di trovarsi di fronte
a prodotti artistici. Nell'indicarci l'archeologia, dunque, Imelde
ci indica anche un strumento, una sorta di magico cannocchiale con
cui leggere il suo lavoro, ed anche una categoria estetica che restituisca
all'arte del gioiello la sua aura. Lo stretto vincolo che lega Imelde
e l'archeologia viene sottolineato e rinsaldato dalla ultima "scoperta
archeopatafisica" presentata in una serie di monili battezzati con
il nome di Abraxas, la potente divinità gnostica, l'arconte dei
365 Cieli. In questi gioielli, l'oro riporta a nuova vita antiche
pietre magiche incise, i potenti sigilli sasanidi carichi di simboli
e di quindici secoli di storia. Questi sigilli di forte impatto
visivo erano anche potenti amuleti, e la loro potenzialità magica
non chiede che di venire riattivata; intrappolati in spirali di
oro, inseriti in fili ritorti, racchiusi tra lamine auree, essi
tornano a proporsi nella loro qualità di pietre, assolutamente personali,
monili e amuleti, unici e irripetibili. La foresta dei ferodi-serpentiformi
sculture in creta, cugini dei patafisici - nella quale gli Abraxas
sono presentati, vuole sottolineare nella distribuzione dello spazio
e nello spazio i caratteri "di dilatazione, di ascesa, di anelito…e
di quant'altro.
CATALOGO
1. I SORRISI.3 Collana in oro. La collana è composta
da nove elementi in gradazione, raffiguranti una bocca che sorride.
E' realizzata in lamine d'oro traforate e sbalzate, e filo trafilato
a mano. I legami tra i sorrisi sono snodi a serpentello attenuti
da un filo progressivamente assottigliato tramite limatura manuale.
Anche la chiusura è un serpentello annodato. cm.39x 1,5 1990.
2. FIBULA IN ORO. Dal corpo del gioiello,
ottenuto per sbalzo e martello, si diparte l'ardiglione decorato
con microgranuli. E' un esperimento di tecnologia orafa teso al
recupero dell'antica granulazione etrusca: tra i granuli e la
spilla non esiste saldatura. cm.5,8 x 0,9 x 0,9 Collezione Cataldi.
Il pezzo è stato esposto (assieme ai n.3 e 4 ) all'XI Biennale
di arte antica. La formazione della civiltà in Emilia Romagna,
mostra al Museo Civico Archeologico di Bologna, novembre 1987-
gennaio 1988, ed è pubblicato in "la nascita della civiltà in
Emilia Romagna, a cura del Ministero dei beni culturali ed ambientali,
v.3, Bologna, 1988, p.75-90. 1987
3. SBALZO SU LAMINA, ESPERIMENTO N.2 Lamina in oro.
Su una lamina in oro è ottenuta a sbalzo la figura di un leprotto,
decorata in basso con microgranuli. Come il n.2 e il n.4 è un esperimento
di recupero dell'antica granulazione etrusca. cm.1,7 x 2,2 x 0,04
Collezione Cataldi. Pezzo esposto alla mostra di Bologna, novembre
1987-gennaio 1988 (cfr. n.2.) 1987
4. SBALZO SU LAMINA, ESPERIMENTO N.3 Lamina in oro.
Su una lamina in oro è ottenuta a sbalzo la figura di un onagro,
decorata in basso da un "fiore" di microgranuli. Come il n.2 e
il n.3. è un esperimento di recupero dell'antica granulazione
etrusca. cm.3 x 4 x 0,04 Collezione Cataldi Pezzo esposto alla
mostra di Bologna, novembre 1987- gennaio 1988 (cfr. n.2 ). Pubblicato
anche in " industria orafa italiana " 990, n.11, p 22. 1987
5. ORECCHINOCOCLIDE Orecchini in oro e perle. Questi
personalissimi orecchini vestono letteralmente l'orecchio, avvolgendone
da dietro, il lobo esterno e ripiegandosi ad ansa sul davanti. Due
perle scaramazze, accostate a perline più piccole in oro, ne creano
la mobile decorazione. cm. 5,1 x 3 x 0,9 cm. 4,9 x 4 x 0,9 Collezione
Quattrini 1990
6.SOLO PER LA ROBERTA Gemelli in oro,
brillanti e perle. Un bastoncino in oro, con due perle scaramazze
di diversa grossezza, allude - in questi gemelli - alla forma
di una preziosa stadera. Un filo in oro si attorciglia sul bastoncino,
mentre un piccolo brillante giace al di sotto della perla più
grande. cm. 5,5 x 0,9 Collezione Quattrini 1991.
7. COMPENETRAZIONE E SUPERFETAZIONE alias JOLLY Spilla
in oro, brillante (0,18 ct.) e tormalina bicolore rosa. Questo smaliziato
gioiello decisamente sovradimensionato è realizzato con sbalzi concavi
e convessi su lastre di oro laminato e traforato. La complessa struttura
dell'oggetto, estremamente curata nei particolari, mantiene un bilanciato
equilibrio tra volute e fitomorfismi: " di nuovo lampi e arcobaleni
intrecciati nella materia che non è più lattiginosa ma cristallina…è
creata, si crea, si rigenera, esplode, il fuoco l'ha fatta rinascere"
( appunti dal carnet dell'artista). cm. 10,1 x 10,5 x 1 1990.
8. BALLERINE Orecchini in oro
e perle. La lamina d'oro sbalzata e traforata crea due sagome
con tutù e movenze di danza. Le ballerine si guardano tra loro
e tengono sospesa ai piedi una grossa perla. Ballerina con gamba
piegata: cm. 7,5 x 1,6 Ballerina con braccio levato: cm. 7,5 x
1,5 1990.
9. FLOREALE Orecchini pendenti in oro e perle. Sottili
lamine in oro a motivo floreale sono saldate su un largo corpo a
goccia; i pistilli aurei che nascono dai calici sostengono delicatamente
le perle. Il motivo di sospensione è costituito dalla corolla di
un fiore ( in oro traforato e sbalzato ) che si lega al pendente
con una perla . Numerosi particolari differenziano i due orecchini,
a sottolineare l'ispirazione vegetale e naturalistica della creazione.
cm. 8,7 x 3,2 x 1,4 cm .8,6 x 3 x 0,7 1991.
10. TARZAN,OVVERO, HO CAPITO.
QUESTA COLLANA PIACE A GIULIO Collana in lapislazzuli, oro e smeraldo.
Questa collana di grosse perle in lapislazzuli è conclusa da un'insinuante
chiusura in oro sbalzato. Il fermaglio, di forma allungata, si
crea dall'orlo piegato in morbide volute floreali. Uno smeraldo
cabochon forma il centro di una corolla a cinque petali, instaurando
un pittorico rapporto con il blu del lapislazzuli. Cilindrici
spessori raccordano la parte decorativa con il fermaglio vero
e proprio. cm. 48 x 2 x 1,5 1991
11. AVREI VOLUTO ESSERE NELL'ALTRA VETRINA Pendente
in oro, con sigillo cilindrico inciso in corniola. Una treccia
in oro a tre fili saldati descrive un rombo, al centro del quale
è inserito un sigillo. Il vistoso corpo di sospensione , pure
in treccia in oro a tre fili, si attorciglia a forma di omega
irregolare, in cui uno dei due riccioli sporge vigorosamente in
avanti. Il riferimento iconografico afferisce alla parte inferiore
della divinità di Abraxas. La pietra è un sigillo neoassiro, su
cui sono state incise due figure umane, con teste di uccello e
code intrecciate, e uno stambecco,sormontato da una testa di vacca.
cm.5,3 x 3,9 x 2,1 1991.
12. COLLANA PER LA SIGNORINA FELICITA. OVVERO , FALLA
INFILARE TU Collana in corallo rosa e oro. Una doppia fila di
grosse perle di corallo rosa a gradazione crea questo elegante
girocollo, il cui fermaglio è costituito da una lamina di oro
sbalzato. Sulla chiusura è raffigurata in forme lineari l'immagine
di un capricorno, col capo rivolto all'indietro. Cm 39,2 x 2,7
x 1,5 1991.
13. SCORPIONE Bracciale in argento. Una lamina di argento
a fascia, piegata e rifinita in maniera irregolare, reca sbalzata
l'immagine dello scorpione. cm. 5,2 x diam. cm.6 1989.
14. LOLIGO Spilla in argento e zaffiro.
In un tutto continuo un filo d'argento si piega ad onda diventando
via via più spesso e a sezione quadrata. Dopo avere creato una
piccola spirale si allunga sviluppandosi a sezione romboidale,
suggerendo l'immagine del muso di un pescespada. Il corpo del
pesce è costituito da una lamina sbalzata, martellata e curvata
che termina creando la chiusura della spilla. Un piccolo zaffiro
cabochon è incastonato entro il corpo vuoto della testa del pesce
a rappresentarne l'occhio. cm.13,2 x 5 x 1,2 1989.
15. OCTOPODE Spilla in argento e calcedonio. Una lamina
d'argento, lavorata con tagli, strisce ritorte e granuli applicati,
ospita un grande calcedonio" bluetto" , che allude alla sagoma del
pesce. cm. 8,5 x 4 x 1,1 1990.
16. FLOWER HOLDER Spilla in
argento, portafiori. Questo raffinato gioiello,lavorato a sbalzo
e a traforo, è decorato con riccioli d'argento, granuli, filetti
e un cuore rovesciato al centro di una superficie ondulata. La
spilla rinvia poeticamente ad un occhiello al quale non mancheremo
mai di offrire un fiore. cm.10 x 3 x 1.3 1989.
17. PORTASIGILLO Spilla in argento e quarzo. Il gioiello
in lamina traforata, è di forma allungata, ricca di linee in movimento
e di decori a granuli. Al centro riccioli d'argento trattengono
il quarzo che reca inciso uno scorpione. cm.8 x 4,4 x 1,3 1989.
18. FORCHETTA E CUCCHIAIO Bracciali
in argento. Due antiche posate- una forchetta e un cucchiaio-
sono martellate e ripiegate ad assumere la nuova impensata funzione
di bracciali. Forchetta: cm. 2,6 x diam. cm.7 Cucchiaio: cm. 4,7
x diam. cm. 7,5 1972.
19. MA CERTO E' UN MEZZO CUCCHIAIO Bracciale in argento.
Un cucchiaio da tavola, piegato in modo irregolare, sbalzato e martellato
in tre punti sul dorso, assume la improbabile nuova identità di
bracciale. cm. 4,3 x 6,5 x diam. cm.7 1991.
20. OCCHIO DI HORUS Spilla
in argento, ametista tormaline. Il gioiello è composto da lamine
di diversi spessori e fili trafilati a mano, saldati. Il disegno
si presta a una doppia lettura: in orizzontale un occhio languido
ci osserva, mentre in verticale ci si presenta uno stilizzato
elemento floreale. Un'ametista costituisce l'iride e due tormaline
(una rosa e una verde ) sono incastonate sugli elementi ciliari
( o fogliari). cm. 6,7 x 2,6 Pezzo esposto alla mostra "Amuleti
e talismani", presso la galleria Fattoadarte di Bologna ( 20 aprile-
1 giugno 1991): cfr. S.M. Bondoni - G. Busi, Amuleti e talismani,
catalogo della mostra, Bologna, 1991, pg. 38 1991.
21. LO ZODIACO Collana in corallo rosso e oro. Questo
gioiello di prorompente vitalità è composto di grani sfaccettati
di corallo a gradazione, alternati a placchette ovali in oro sbalzato.
Le perle di corallo a tre fili ( che si riducono a due nella parte
terminale) sono fermate dalle placchette su cui sono raffigurati
i simboli dei dodici segni zodiacali. In particolare, il segno dei
gemelli si sdoppia a reggere il gruppo di perle più grosse e centrali,
mentre il sagittario crea il fermaglio. cm. 81 x 4 x 1,3 Collezione
Ferruzzi.
22. IL BLU E IL GIALLO SE SI
PRENDONO PER MANO DIVENTANO VERDI. OH, DAVVERO, NON LO SAPEVA!
E INVECE…… Orecchini pendenti in oro, lapislazzuli, smeraldi e
brillanti. Due smeraldi cabochon concludono inaspettatamente questa
coppia di favolosi orecchini, in cui il preludio è costituito
dal blu di due grosse perle in lapislazzuli. Il corpo oblungo
del gioiello si copre , in un orecchino, di lamine floreali decorate
a granuli, mentre la cintura alloggia sei insospettati brillantini.
Nel secondo orecchino la lamina aurea è stata bucherellata e ospita
asimmetricamente un brillante incastonato a cesello. cm. 7,6 x
1,6 x 1,5 cm. 7,9 x 1,7 x 1.5 1991.
23. ESISTE LA PERFEZIONE. OVVEROSSIA MANCANZA DI LACUNE.
Spilla pendente in oro bianco e giallo, brillante e perla. Una grossa
perla scaramazza pende come goccia di rugiada ( o languente pistillo
) al centro di una convessa lamina d'oro, dai contorni fitomorfi,
ripiegata a cerchio. Questo elemento vistosamente lunare è solo
il culmine (ovvero il punto di partenza) di una complessa struttura
ad ispirazione floreale, ove lamine in oro bianco e giallo, sapientemente
ritorte in forme concave e convesse, sovrapposte e intrecciate,
si saldano a due fili di sezione quadrata, che costituiscono il
caduceo di supporto. Il simbolico riferimento al sole e alla luna,
sotteso dall'uso dei due colori dell'oro, è rafforzato dalla presenza
- quasi al centro della composizione- di un brillante incastonato
a cesello. cm. 13,6 x 6,7 x 1.6 Collezione Feroci.
24. CORRE LA PASSIONE Orecchini
in oro bianco e giallo Gli orecchini- lavorati a traforo e a sbalzo-
raffigurano in oro bianco due visi: uno femminile di fronte e
uno maschile di profilo , intento ad osservarlo. Il volto femminile-
sorta di piccolo sole dai contorni ondulati- porta due minuscole
anelle in oro giallo a mo' di (ulteriori ) orecchini. Il volto
maschile è caratterizzato da lamine sovrapposte a creare una voluminosa
massa di capelli. Lei: cm. 3,8 x 3,5 Lui: cm.4 x 3,8 1990.
25. VORREI CHE LA VEDESSE ATTILIO Collana in lapislazzuli
e oro. Un rombo in lamina d'oro, sbalzata e traforata, forma la
chiusura di questo squisito girocollo a due fili di grosse perle
di lapislazzuli. Il traforo nella lamina aurea crea la silhouette
di due coppie di libellule aggettanti, separate da un lapislazzuli
ovale, incastonato a cesello. Piccoli granuli tra le zampette- assieme
a due granuli più grandi agli angoli del rombo- costituiscono una
sorta di cesura formale. Quattro elementi cilindrici raccordano
la parte superiore col fermaglio propriamente detto. cm. 41,5 x
3,3 x 1,5 1991.
26. LA PAPERETTA DI VERUCCHIO.
3 Orecchini in oro e corallo rosa. Una perla di corallo rosa regge
il pendente ovale in oro sbalzato. Una sinuosa paperetta ( di
ispirazione archeologica) col becco puntato verso l'alto, decora
ciascuno dei pendenti. Una piccola spirale in filo aureo orna
la base degli ardiglioni. cm.6 x 2,3 x 1 cm. 6,2 x 2,4 x 1 1991.
27. LA PAPERETTA DI VERRUCCHIO. 2 Collana in corallo
rosa e oro. Un filo di grosse perle di corallo rosa a gradazione
regge un pendente creato da una lamina ovale di oro sbalzato. Il
pendente, di vistose dimensioni, reca l'immagine di una paperetta
con un lungo collo sinuoso ( di archeologica memoria ). Da notarsi
la notevole altezza del rilievo, ottenuto sbalzando- dal diritto
e dal rovescio- una lamina aurea di cm. 0,05. L'immagine della paperetta
, appena accennata, compare anche sulla chiusura. cm.48,2 x 4,7
x 1,5 1991.
28. LA PAPERETTA DI VERRUCCHIO.
1 Orecchino singolo pendente in oro. Su una lamina aurea lavorata
a sbalzo con tecnica mista ( repoussè e cesello ) si accampa l'elegante
silhouette della paperetta. Il soggetto archeologico - derivante
dalla tomba dei Principi di Verucchio - colpisce per la linearità
e l'essenzialità del disegno, fortemente valorizzati dall'interpretazione
contemporanea. Il gancio di sospensione, sovradimensionato, diviene
anch'esso elemento scultoreo e parte non accessoria del gioiello.
Pendente: cm. 7 x 3,7 x ,5 Gancio : cm. 9,3 x 1,2.
29. IL DESTRO E IL SINISTRO. Orecchini in oro, brillanti
e perle. Un filo d'oro trafilato e ripiegato a mezzaluna alloggia
una perla: Bianca in un orecchino, nera nell'altro. Circondata dalla
mezzaluna, la perla si pone al centro del lobo, mentre sotto di
essa- un grano in oro ospita un brillantino incastonato a scudetto.
cm. 3 x 2,3 x 2 Collezione Corelli Grappadelli 1991.
30. LA VIPERA CORNUTA. Anello
in oro, brillanti e perle. Il gioiello si crea da un filo d'oro
che si avvolge su se stesso. Ad un capo della spirale si appoggiano
due perle di differente grossezza, la maggiore nera e la minore
bianca. All'altro capo, al centro di un grosso grano d'oro, occhieggia
un brillante incastonato a scudetto. cm.3,5 x 2 Collezione Corelli
Grappadelli 1991.
31. TRIONFO Spilla in argento e lapislazzuli. Una
lamina d'argento traforata e sbalzata si intreccia con fili d'argento
a creare un ricco e sovradimensionato bouquet dalle forme stilizzate.
Un lapislazzuli si posa sul fiore più alto. cm.17,8 x 9,6 x 1,8
1989-1991.
32. LEONE Fermacapelli in argento. Su
una lamina di argento lavorata con tecnica mista ( a repoussè e
a sbalzo con particolari a cesello ) si accampa l'immagine leonina
archetipica, zodiacale, magica. cm. 7,6 x 5,1 x 0,7 Pezzo esposto
alla mostra Amuleti e talismani presso la galleria Fattoadarte (
20 aprile-1 giugno 1991). Cfr. S.M. Bondoni - G.Busi, Amuleti e
talismani, catalogo della mostra, Bologna, 1991,p.38). 1991.33.MULTIVOLO
Ciondolo-scultura in argento . Due antichi cucchiaini da tavola,
piegati, martellati e intrecciati tra loro, perdono la loro funzione
trasformandosi in scultura- pendente. cm.9,5 x 5,5 x 2,5. 1991 34.
MEMORIAE TRADERE ORECCHINI PENDENTI IN ARGENTO E ORO. Due Antichi
cucchiaini d'argento sono piegati e lavorati in modo da essere trasformati
in grandi e decorativi pendenti. cm. 9,4 x 2,9 x 1,9 cm. 7,5 x 2,9
x 2,6 1991.
Imelde Corelli Grappadelli nasce a Lugo
il 13 novembre 1955, prima di cinque fratelli. Si laurea in Storia
antica presso l'Università di Bologna, con una tesi sperimentale
su Elementi della tecnologia dell'oro nell'antichità, frequentando
i musei e scrutando i reperti. Uno dei suoi rovelli è la ricerca
sulla granulazione (specialmente usata dagli Etruschi), di cui
si era persa la memoria tecnologica: Unica allieva del laboratorio
orafo bolognese Renazzi-Ferri, apprende dagli anziani maestri
tutti i segreti dell'arte, verificando così , sul banchetto, la
teoria. Una prima mostra al museo Civico archeologico di Bologna
nel 1987-1988 è seguita da altre collettive presso il Circolo
artistico( 1989, 1990, 1991) e presso Fattoadarte ( Amuleti e
talismani, 1991), nella medesima città. Vive a Bologna. Attualmente
ha smesso di fumare e gioca a bridge il venerdì sera.
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