IMELDE CORELLI GRAPPADELLI, 1997
La marchesa Imelde Corelli Grappadelli proviene da una antica
e nobile famiglia romagnola.Oggi vive a Bologna insieme al marito
ed alla figlia. Grande artista e personaggio con profonda sensibilità,
Imelde riversa sul lavoro la sua cultura , la conoscenza della
storia e l'amore per l'antico, che ha respirato in casa. Fin da
giovanissima Imelde dimostra notevoli tendenze artistiche e sogna
di diventare orafa ricordando i gioielli della nonna. Ha la fortuna
di incontrare il grande maestro ottantaseienne Giuseppe Ferri,
amico e confidente di Gabriele D'Annunzio, che la accoglie come
unica apprendista al suo laboratorio, facendole vivere una splendida
esperienza che le cambia la vita ed il carattere. Per San Valentino
del1978 Imelde fa il suo primo gioiello, un anello d'argento per
una compagna di scuola, lo mostra al mastro, che sotto ai suoi
occhi attoniti lo distrugge con una martellata dicendole: "Non
bisogna mai essere soddisfatti delle proprie opere, altrimenti
si frena la fantasia". Imelde studia storia antica del gioiello
e gemmologia, musica con il maestro Sarti, pittura con Bassura
e si laurea all'università di Bologna con una tesi sulla tecnica
della fusione dell'oro con l'osso di seppia. Le si aprono le porte
dei musei di Taranto e Spina dov'è chiamata ad intervenire con
tecniche arcaiche della lavorazione minoica, egizia ed etrusca,
e le vengono offerti posti di responsabilità nell'insegnamento
della storia dell'arte antica orafa. Ogni gioiello nasce da un
dialogo autentico con il destinatario. Perché un oggetto non sia
solo estetico e prezioso, l'artista vuole prima individuare il
carattere del cliente per poi iniziare a crearlo con la sua complicità.
A un interlocutore perplesso, Imelde chiede data di nascita, ambiente
in cui vive, colore preferito, religione, lavoro, hobbies, letture
e altro convinta di potersi dedicare poi un oggetto da amare,
capace di trasmettergli onde magnetiche positive. I pezzi più
significativi li ha tenuti per sé, come la "Paperetta di Verrucchio",
dedicata al principe di Verrucchio, una collana in coralli podange
che ha per chiusura una papera d'oro sbalzato e cesellato e "Amalasunta",
una collana di perle barocche con chiusura in orogiallo e rosa,
rubini cabochion e una perla nera di tahiti, dedicata alla figlia
di Teodorico, il re grande di Ravenna. Per presentare i suoi gioielli
nelle varie mostre e per esporli nel laboratorio, Imelde ha creato,
plasmando il fango, affascinanti sculture che chiama i "testimoni
custodi", delle piccole statue di creta che osservano il passare
delle epoche e vegliano sulle preziose opere d'arte. Oggi Imelde
sta preparandosi a portare le sue opere all'università di Chicago
che l'ha invitata: è stata pregata però di portare anche i suoi
"testimoni". Imelde ed il marito Massimo hanno una figlia di quattordici
anni, Giulia, che per ora fa da modella alla madre durante le
sue creazioni e , quando è libera dagli impegni scolastici passa
ore a guardare Imelde che lavora, tuffandosi con voluttà in libri
d'arte ed enciclopedie di antichi monili e tecniche appartenute
agli avi. Più o meno alla sua stessa età anche lei ha preso la
grande decisione di diventare orafa.
PEZZI UNICI CON LO STEMMA DI FAMIGLIA, 1996
L'atelier-laboratorio della marchesa Imelde Corelli Grappadelli,
a Bologna, è un vero studio d'arte, che rivelala grande dimestichezza
della nobildonna con il sapere, la storia, l'antico. All'inizio
intimidisce un po', ma la sua filosofia di vita, la sua semplicità,
ed il desiderio di conoscere gli altri nel profondo, le consentono
di mettere ben pesto a proprio agio qualunque visitatore. Fin
da ragazzina Imelde dimostra tendenze artistiche molto spiccate.
Inizia a lavorare vecchie forchette, coltelli e cucchiai d'argento,
trovati nella casa di famiglia di Lugo di Romagna facendone degli
originalissimi bracciali. Studia con vari maestri d'arte a Bologna
dove si laurea in storia antica con una documentatissima tesi
sulla tecnologia nella lavorazione del'oro, che le consente subito
dopo, di applicare le arcaiche tecniche della granulazione minoica,
egizia, ed etrusca, lavorando nei musei di Spina e Taranto, per
poi entrare nel prestigioso laboratorio orafo Renazzi e Ferri:
questa sarà un'esperienza straordinaria, destinata a cambiare
la sua vita ed il suo carattere. Nel '78 fa un anellino per una
compagna di scuola e lo mostra fierissima al maestro Ferri. Questi
lo distrugge con una martellata dicendole:" Mai essere soddisfatti
di un'opera, perché è proprio così che si frena la fantasia. Imelde,
che si definisce pittrice orafa, lavora l'oro affascinata dal
colore e dal calore che questa materia sprigiona e crea pezzi
unici ispirandosi a personaggi storici, come "Amalasunte" ed "Isabella
d'Este" o dedicandoli, dopo un profondo studio psicologico alla
persona che li indosserà. Prima di fare un gioiello Imelde analizza
a fondo l'interlocutrice chiedendo data di nascita, segno zodiacale,
colore ideale, il tipo di scarpe preferito, lo scrittore più amato,
il lavoro scelto,la religione, e mille altre domande, apparentemente
incongrue ma utili a lei ai fini della sua creazione. Imelde non
concepisce un gioiello amorfo, ma lo vuole adatto al carattere
ed al temperamento perché solo così potrà trasmettere onde magnetiche
positive. La Corelli vive in modo così vibrante e profondo il
nascere di una sua opera che quando poi la deve consegnare ormai
compiuta, soffre nel separarsene. Gioielli come "Amalasunta" (una
collana di perle barocche con chiusura in oro giallo e rosa, rubini
cabochon ed una perla nera di tahiti), dedicato alla figlia di
Teodorico, il grande re di Ravenna, "Vittorio" (anello in oro
giallo e bianco, una perla australiana,un diamante taglio brillante),
"La Paperetta di Verrucchio" (collana in corallo podange con chiusura
in oro sbalzato e cesellato a forma di papera dedicata al principe
di Verrucchio sec VII a.c.) o la collana di coralli rossi con
fiori di fragola e chiusa da un gancio materico che vuole rappresentare
tradizione e famiglia, sono in giro tra l'Europa e gli Stati Uniti,
dove Imelde Corelli ha molti affezionati clienti privati e dove
andrà tra poco portando una mostra di gioielli che sta preparando
all'università di Chicago, dove è stata invitata. Poiché il sangue
non è acqua, sua figlia Giulia, di quattordici anni, che oggi
si diverte a farle da modella, ha già deciso di diventare orafa,
un giorno. E dedica il tempo libero dalla scuola a guardar la
madre lavorare.